Da Roma a Parigi, da Atene a Londra, passando per Caracas e ricordando le rivolte antiregime in atto in Nord Africa e Medio Oriente, la Giornata internazionale della Donna e’ il motivo di un appello, unanime, che vede l’adesione dell’Unione Europea e di numerose associazioni non governative. Nel 100esimo anniversario della Giornata della Donna la Ue ha ricordato quanto accaduto nel mondo arabo. In T-shirt e jeans o con il viso coperto da un velo, decine di migliaia di donne sono scese in piazza in questi mesi gridando il dissenso ad un regime. Da Tunisi al Cairo, da Manama a Sanaa, si e’ respirata una rivalsa lontana dal genere e dal sessismo. Cosi’, per l’occasione, il capo della diplomazia europea Catherine Ashton ha chiesto ”maggiori investimenti” per l’ istruzione delle ragazze in quei paesi dove il tasso di ”alfabetizzazione” femminile e’ al di sotto delle soglie mondiali. Anche in Palestina l’8 marzo e’ stato un momento per raccogliere il dissenso contro l’occupazione israeliana: a Gaza circa 500 donne si sono riunite sventolando bandiere palestinesi ed hanno marciato per la citta’ chiedendo la fine dei conflitti. ”Uguaglianza e giustizia”, ”No alla divisione, si’ all’unita’ nazionale”, recitano gli striscioni delle dimostranti, che hanno sfilato davanti il Palazzo parlamentare e la sede delle Nazioni Unite. Flash-mob anche in Grecia, dove l’occupazione femminile e’ colpita duramente dalla recessione. Mentre in Italia e’ passata in commissione al Senato la discussione di una legge che impone alle imprese la nomina di almeno il 30% di donne nei consigli di amministrazione delle imprese. In Giappone la piu’ grande azienda di brokeraggio finanziario ha approfittato dell ’8 marzo per annunciare la nomina di una donna come chief financial officer. In Argentina, invece, la Centrale dei Lavoratori argentini ha indetto manifestazioni per chiedere migliori condizioni di lavoro per l’universo femminile.